La trasformazione energetica ha molto da imparare dal Covid-19

Mathis Wackernagel - presidente del Global Footprint Network

La trasformazione energetica ha molto da imparare dal Covid-19

di Mathis Wackernagel
Co-creatore dell’Ecological Footprint
e Presidente del Global Footprint Network

La più importante lezione che il Covid-19 ci ha insegnato è che siamo esseri biologici su un pianeta biologicamente attivo. Noi esseri umani siamo connessi da un flusso di risorse e condividiamo aria e acqua, ma anche malattie. La tua salute e la mia salute sono collegate. In effetti, facciamo parte di un unico sistema biologico. I nostri codici genetici sono così profondamente correlati che il coronavirus può interagire con tutti noi, ovunque viviamo su questo pianeta.

La biosfera è la nostra casa e ci ospita. Quando una forma di vita in un ecosistema diventa dominante, altre forme di vita iniziano a specializzarsi e a trattare questa monocultura come comoda fonte di cibo. Noi umani siamo diventati la monocultura più diffusa in tutti gli ecosistemi e il coronavirus ci ha scoperti. Siamo i numeri uno: secondo le stime di Vaclav Smil circa un quarto del peso complessivo di tutti i mammiferi terrestri è composto dagli esseri umani. Quasi il triplo è composto dai nostri animali domestici, inclusi maiali, polli, mucche, conigli, capre, ma anche i nostri cani e gatti. Il restante 3-5% sono mammiferi selvatici, dai topi agli elefanti.

È il facile accesso all'energia che ci ha permesso di crescere così tanto. I combustibili fossili così convenienti, versatili e relativamente economici ci hanno permesso di espanderci in modo esponenziale. Anche mentre mangiamo: ogni caloria di cibo negli Stati Uniti comporta l’utilizzo di circa 3 calorie di combustibili fossili per essere prodotta, elaborata e distribuita, e forse anche molte di più per la conservazione e la cottura.

Questa facilità di accesso all'energia e i poteri magici che ci conferisce ci hanno abbagliati. L'energia facile ci dà l'illusione di vivere in un ambiente senza limiti, completamente sotto il nostro controllo. Ha portato alla creazione di economie lineari in cui prendiamo risorse da un posto, le usiamo e le sputiamo sotto forma di rifiuti da qualche altra parte. Una delle nostre discariche, l’oceano, è satura di plastica. Un’altra, l'atmosfera, contiene oltre 500 particelle di gas a effetto serra su ogni milione di particelle di aria (calcolate in CO2 equivalente). Un livello molto più alto delle 450 particelle di gas serra per milione di particelle di aria, la soglia che secondo l'IPCC ci darebbe solo il 66% di possibilità di limitare il riscaldamento globale a 2 gradi Celsius. E questo è l'obiettivo che ci siamo posti all'unanimità cinque anni fa a Parigi.

La plastica o le emissioni di carbonio non sono l'unico stress imposta dagli umani sul pianeta. Persino nel 2020, con una riduzione di utilizzo delle risorse a causa del Covid-19, la nostra richiesta complessiva di cibo, fibre e legname, di energia per il confinamento del carbonio e di spazio per ospitare le nostre case e strade ha esaurito il budget annuale del pianeta già dal 22 agosto. Quindi, il 22 agosto è stato l'Earth Overshoot Day di quest'anno. Abbiamo impoverito le risorse terrestri in misura pari alla nostra richiesta complessiva dal 23 agosto al 31 dicembre.

Guardare alla nostra esistenza come a un fatto biologico, invece che meccanico e lineare, può guidarci in modo molto più efficace a costruire un futuro resiliente e adatto ai nostri bisogni umani. La SEPA la chiama "one planet prosperity", perché un solo pianeta è il contesto in cui operiamo tutti. La sola scelta che abbiamo è se vogliamo la rovina di questo pianeta, o la sua prosperità. Questa decisione non sembra particolarmente difficile. E si applica anche alle aziende.

Guardare alla nostra esistenza come a un fatto biologico, invece che meccanico e lineare, diventa una guida molto più potente per una transizione efficace. lasciate che vi spieghi perché:

 

  • Questo approccio biologico unisce tutte le pressioni imposte dagli umani - acqua, clima, biodiversità, cibo, energia, eccetera - sotto lo stesso ombrello, permettendo l’adozione di soluzioni reali. Una visione biologica ci informa che il potere di rigenerazione della biosfera è diventato troppo debole rispetto alla domanda umana, portando a cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, scarsità d'acqua... Riconoscendo tutte queste pressioni come una forza comune, questo approccio ci offre un quadro più realistico degli attuali dilemmi e dei compromessi necessari. Cosa ancora più importante, ci consente di risolverli tutti insieme. Se non li vediamo come un unico problema, ci faremo distrarre dal tentativo di continuare a risolvere un problema a scapito di un altro. Invece, un approccio globale che metta le radici in una comprensione della dimensione biologica del mondo aiuta a costruire i ponti necessari tra conservazione, ripristino, gestione delle risorse, cambiamento climatico e transizione energetica.

  • Le misurazioni biologiche sono particolarmente significative per la transizione energetica, e allo stesso tempo comprensibili. Se si parla di 2 ° C, dell’acronimo ppm atmosferico o di tonnellate di carbonio, saranno in pochissimi a capire. Parlare di flussi in termini numerici o finanziari se si parla di capitale naturale è ancora più sfuggente, perché i mercati non riconoscono il vero valore della natura. Ad esempio, l'acqua è poco costosa e rappresenta una piccola parte del bilancio familiare complessivo. Ma una città senz’acqua (come è quasi successo a Città del Capo) vale zero. Chiedersi quale sia il valore della natura è come chiedersi il valore economico della forza di gravità. Anche misurare la dipendenza dell’umanità dal sistema di supporto vitale del pianeta utilizzando unità di energia può creare confusione. Apprezzo i metodi che fissano un certo numero di Watt come standard di consumo, come fatto dalla Svizzera con la campagna “2000 Watt society”. È una prima approssimazione. Ma a me viene da dire: ma quali Watt? Un modo più sensato di confrontare domanda e offerta del pianeta in termini che anche i bambini delle elementari potrebbero capire si basa su considerazioni biologiche: quanto prendiamo dalla natura rispetto a quanto si può rinnovare. Prendiamo un Watt in particolare e chiediamoci quanta capacità di rigenerazione del nostro pianeta occupa. Questo si può misurare, ad esempio, calcolando l'impronta ecologica. Questi risultati possono essere spiegati utilizzando unità di misura comprensibili per tutti: a quanti multipli di pianeta Terra corrispondono le risorse che utilizziamo, quando si verifica l'Earth Overshoot Day o quanti ettari di superficie terrestre sono necessari per nutrirti, ad esempio. La questione decisiva è come rientriamo nel budget biologico, non quanti Watt utilizziamo.

  • Forse il punto più importante: a differenza di una visione meccanica basata solo sul carbonio, un approccio biologico rende evidenti gli interessi del paese, della città, della comunità o dell’azienda. Collega la necessità di trasformazione alla necessità sottostante: la sicurezza delle risorse. Siccome i parametri delle risorse, sia dal lato dell'offerta che da quello della domanda, si spostano lentamente, il rischio è che né domanda né offerta siano pronte al momento giusto. Per dirla senza mezzi termini, se concepiamo l'emergenza climatica e delle risorse come una "tempesta all'orizzonte", non ha alcun senso affermare: "Riparerò la mia barca solo se prima la riparano gli altri". Eppure questo è l’atteggiamento predominante nei dibattiti sulle politiche climatiche. In altre parole, un approccio biologico onnicomprensivo aiuta a vedere l'azione per il clima e la trasformazione energetica come fattori strettamente legati alla sicurezza delle risorse. Diventa un gesto necessario e non più solo un gesto nobile. Ci fa capire che è un gioco in cui tutti abbiamo un interesse. Eppure, gran parte dell'attuale dibattito su clima ed energia si basa su un "nobile argomento" ("è una nostra responsabilità nei confronti dell'umanità e del futuro"), che porta solo ad azioni moderate. In realtà, la competitività e il successo di un paese dipendono da un'azione forte a favore del clima, che prepara a un inevitabile futuro senza emissioni di carbonio, che rafforza la sicurezza e la competitività delle proprie risorse, e per giunta rafforza la capacità del genere umano di continuare a prosperare.

 

Certo, i benestanti che abitano in città, come me, spesso vedono il mondo da questa prospettiva meccanica lineare e limitata. Noi cittadini siamo circondati da macchine e infrastrutture di cemento. Costruiamo strade, selciati e marciapiedi. Teniamo a bada la natura con dighe, costruiamo centrali elettriche che portano energia alle nostre case tramite cavi di metallo e liberano la CO2 di scarto nell’atmosfera con grossi camini.

Il metodo biologico ci farà del bene. Perché ci permette di vedere la nostra casa per quello che è: la nostra casa. Non è un pozzo senza fondo, né un cassonetto dell’immondizia. Siamo parte inestricabile della Terra, e ne dipendiamo.

Questa è la mia intuizione: potremo notevolmente accelerare la trasformazione energetica solo quando chi prende le decisioni si renderà conto che affrontare l’overshoot ecologico è un aiuto diretto per il futuro. Aspettare che gli altri agiscano per primi è una strategia che ci porterà alla sconfitta.