L’eolico in Italia: quanta energia si produce e dove

Destinato per ragioni naturali a diventare protagonista del bilancio energetico italiano, l’eolico è una delle fonti rinnovabili pronte a spiccare il volo. E se la quantità di energia del vento trasformata in elettricità sul suolo italiano è raddoppiata nel corso del primo decennio del nuovo secolo, un ulteriore balzo è previsto durante il secondo decennio, con il probabile arrivo al traguardo storico della soglia del 10% del fabbisogno energetico nazionale. Quando si parla di eolico italiano, si tratta sostanzialmente di impianti installati sulla terraferma, ossia il cosiddetto onshore. L’altra possibilità, l’offshore, è potenzialmente percorribile, ma ad oggi ancora impegnativa per ragioni storiche e naturali, per gli ostacoli burocratici e anche per la minore resa rispetto ad altre regioni, come per esempio il Nord Europa. I primi 40 anni di eolico elettrico in Italia Le applicazioni dell’energia eolica hanno migliaia di anni. Anche in Italia, come nei mari di tutto il mondo, le barche a vela sono state sospinte da tempo immemore dal vento, e già due millenni fa i flussi d’aria erano sfruttati per ventilare gli edifici e, poi, per ricavare energia meccanica. Non ci sono fonti storiche precisissime, ma si ritiene che i mulini a vento siano stati presenti in Sicilia almeno mille anni fa, quando erano usati pure per ricavare il sale dall’acqua marina. E poi ancora, nel corso dei secoli, per macinare farina, trasportare acqua e drenare terreni. La svolta epocale è arrivata con le turbine eoliche, capaci di trasformare l’energia del vento in elettricità, da sfruttare immediatamente in loco oppure da trasportare e accumulare. Anche se i primi pionieristici esperimenti risalgono alla Scozia di fine Ottocento, in Italia le origini dell’eolico elettrico si collocano quasi un secolo più tardi, negli anni Ottanta del Novecento. Da quel momento prototipi e impianti sperimentali hanno iniziato a moltiplicarsi in Italia, a partire dall’azione coordinata dell’Ente nazionale per l'energia elettrica (ENEL) e l’Agenzia nazionale ENEA. È stata una crescita progressiva ma lenta: tutto ciò che è stato installato dall’avvento dell’eolico elettrico fino al 1995, infatti, è risultato inferiore (sia come potenza installata sia come numero di turbine) a ciò che è stato fatto nel solo 1996. E nel 2004, per esempio, in tutta Italia c’erano ancora appena 120 impianti eolici installati, per una potenza complessiva di 1,1 gigawatt. La crescita dell’eolico è poi proceduta in modo irregolare, con un picco nel biennio 2000-2001, e una crescita a grande velocità tra il 2006 e il 2012. Un’irregolarità che spesso non ha consentito di adeguare le turbine eoliche alle cosiddette Best Available Technologies. L’ascesa si è comunque protratta per tutti gli anni Dieci, ma la storia dell’eolico italiano è soprattutto storia contemporanea. Dove sono gli impianti eolici in Italia L’energia eolica non è distribuita in modo omogeneo nelle regioni italiane, ma è maggiormente diffusa nel Sud Italia. Secondo i dati del Gestore dei servizi energetici (GSE) pubblicati nel rapporto sull’energia eolica di fine 2019, la Puglia offre da sola un quarto della potenza elettrica nazionale, a cui si aggiungono il 18% della Sicilia, il 14% della Campania, il 13% della Basilicata e il 10% di Calabria e Sardegna Senza guardare ai confini regionali, si può fare una descrizione alternativa della distribuzione geografica. Di fatto la protagonista dell’energia del vento è la parte meridionale della dorsale appenninica, con una prevalenza del lato orientale. Inoltre, l’energia eolica viene raccolta in quantità significative anche nelle grandi isole, grazie alle favorevoli condizioni naturali. Quanta energia eolica viene prodotta in Italia In termini quantitativi, in tutto il territorio nazionale la potenza installata ha superato secondo stime relative al 2020 i 11 gigawatt, dopo aver raggiunto i 10,2 a fine 2018 (con un +0,5 rispetto all’anno precedente) e i 10,6 a fine 2019 (+0,4). Nel 2020, in particolare, la crescita annuale si è assestata su valori ancora più grandi, appena sotto al gigawatt. Allo stesso modo è cresciuta anche l’energia effettiva ottenuta tramite l’eolico: se nel 2014 Terna ha annunciato che è stata per la prima volta raggiunta la soglia dei 14 terawattora, nel 2018 si è arrivati a superare abbondantemente i 17 (in particolare, 17,7 terawattora secondo il GSE). Ancora migliore è stato poi il 2019: il Renewable Energy Report 2020 ha stimato in un +15% la crescita annua, portando l’energia elettrica generata ad approcciare i 20 terawattora generati nel corso dei dodici mesi (20,06 secondo i dati dell’Associazione nazionale energia del vento ANEV). La soglia è stata poi abbondantemente superata nel 2020, in cui il comparto eolico ha fatto registrare – secondo il rapporto Renewables 2020 dell’Agenzia internazionale dell’energia IEA – un’ulteriore importante crescita, del 5% almeno. Per quanto riguarda il numero effettivo di impianti installati, le serie storiche italiane recenti mostrano che la crescita è stata molto modesta fino al 2014. In quell’anno, infatti, il totale degli impianti installati in tutto il paese è arrivato poco oltre i 1.800 (di cui quasi 500 proprio nel corso del 2014), per poi impennarsi negli anni successivi. 900 nuovi impianti nel 2015, altrettanti nel 2016 e poi altri 2.000 nel 2017. In questi anni hanno prevalso nettamente i piccoli impianti del settore residenziale, che hanno portato il totale italiano oltre quota 5.500, triplicando il numero di installazioni rispetto al 2014 ma facendo aumentare la potenza installata di un 20% appena. Alla fine del 2019, secondo l’ANEV, gli impianti di generazione eolica installati in Italia hanno superato quota 7.100. Le curiosità sull’energia del vento Come è facile immaginare, le regioni italiane con la maggiore potenza eolica installata sono anche quelle che producono più energia e che possiedono più impianti di generazione. Se si scende ancora più a livello locale, guardando alla distribuzione geografica degli impianti o ai dati demografici, anche se la Puglia è nettamente prima in Italia per potenza installata (sia in assoluto, con 2,5 gigawatt registrati a fine 2019, sia a chilometro quadrato), la regione più virtuosa rispetto al numero di abitanti è la Basilicata, che ha 1,7 chilowatt installati pro capite. In questa classifica segue poi il Molise con 1,1 chilowatt pro capite, mentre la Puglia è sul terzo gradino del podio e si ferma molto più in basso, a quota 0,6. Arrivano poi Calabria e Sardegna (0,5), Sicilia (0,3), Campania e Abruzzo (0,2), mentre per tutte le altre si va dagli 0,03 chilowatt pro capite della Toscana in giù. A livello nazionale l’Italia si assesta su appena 153 watt di potenza installata per abitante e sui 30 chilowatt per chilometro quadrato. Nonostante il paese viaggi evidentemente a due velocità nello sfruttare l’energia del vento, i dati mostrano che l’eolico sta diventando sempre più determinante nello scenario italiano delle fonti rinnovabili. Al di là della crescita assoluta, all’inizio di questo secolo l’eolico rappresentava appena il 2,1% della produzione nazionale green, mentre questa quota è cresciuta fino all’11% raggiunto nella prima decade e al 17,5% toccato a fine 2019. E anche se si prevede che per qualche anno possa esserci un rallentamento nella progressione, già nel corso di questo decennio potrebbe essere raggiunta e superata quota 20%. I grandi progetti in cantiere per l’eolico Il futuro dell’energia del vento in Italia è proiettato lungo almeno tre filoni d’azione. Il primo, facilmente intuibile, è l’installazione di nuovi impianti eolici sulle aree idonee del territorio nazionale, sia dal punto di vista della risorsa che dei vincoli ambientali. Molte regioni presentano oggi un potenziale eolico non ancora sfruttato e che può essere attivato nel giro di pochi anni: secondo le stime di ANEV, da tali regioni potrebbero arrivare in questi anni almeno un paio di ulteriori gigawatt di potenza installata. La seconda area di intervento riguarda invece il potenziamento e l’ammodernamento degli impianti già esistenti, ossia il cosiddetto repowering. Le migliori performance garantite da soluzioni tecnologiche di frontiera garantirebbero da sole 8,5 ulteriori gigawatt di potenza nazionale entro il 2030, secondo uno studio ANEV/Studio Elemens. Includendo in questo trend anche le cosiddette torri solari, ossia installazioni che raccolgono allo stesso tempo energia solare tramite fotovoltaico ed energia eolica. E infine, ma non per importanza, c’è il comparto dell’eolico offshore, in modalità galleggiante e al largo: il primo gigawatt di potenza installata è plausibile che arrivi già entro il 2030, prevede l’ANEV. Tutto ciò si tradurrebbe, oltre che in un beneficio per la transizione energetica del paese, in un impatto significativo sull’occupazione. I green jobs legati all’eolico, infatti, potrebbero essere oltre 67mila nelle proiezioni da qui al 2030 fatte dall’ANEV con un impatto forte soprattutto in Puglia (11.600), Campania (8.600), Sicilia (6.800), Sardegna (6.800) e Lazio (5.500). Un terzo sarebbero gli occupati diretti, e due terzi gli indiretti. Le prospettive più verosimili Agenzie e analisti concordano su un’importante ascesa dell’eolico italiano entro il 2030, che si tradurrebbe in un sostanziale raddoppio nel giro di un decennio. Il GSE, per esempio, stima che nel corso degli anni Venti di questo secolo la potenza installata raggiungerà quota 19 gigawatt, e l’energia generata annualmente segnerà un +100% rispetto all’inizio del decennio, passando da 20 a 40 terawattora. E se l’ondata di incentivi nel triennio 2017-2019 ha determinato 1,4 gigawatt e 2,2 terawattora di incremento, un effetto ancora più rilevante sarà dato dalla scadenza di molti incentivi tra il 2023 e il 2028. Il repowering degli impianti necessario a mantenere le agevolazioni si potrebbe tradurre, sempre secondo il GSE, in 6,1 gigawatt e 11 terawattora annui di ulteriore crescita. Secondo il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) predisposto con il Ministero dell’Ambiente, il trend dovrebbe essere simile. A metà decennio, ossia nel 2025, si dovrebbe arrivare a metà degli incrementi programmati, raggiungendo la soglia dei 30 terawattora annui di energia prodotta, con un obiettivo, al 2030, di 41,5 Twh. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’ANEV, che per il 2025 stima 31,1 terawattora, mentre è leggermente più ottimista sul 2030, alzando l’asticella da 40 a 42,2. Confermato, invece, il punto di arrivo della potenza installata a 19,3 gigawatt, comprendendo offshore e onshore. Quella che si preannuncia quindi come una vera e propria impennata dell’eolico italiano dovrebbe iniziare già nei primissimi anni di questo decennio. Nel 2020 l’Italia si trovava al quinto posto in Europa per potenza complessiva installata (dati rapporto Wind Europe) dietro Germania, Spagna, Regno Unito e Francia, ma è al di là della decima posizione se si valuta l’energia prodotta rispetto all’estensione nazionale e ancora più indietro in termini di produzione pro capite. In un contesto internazionale di forte accelerazione nello sfruttare l’energia del vento, i prossimi anni saranno quindi decisivi anche per l’Italia.

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