L’Italia è uno dei paesi più virtuosi in Europa e nel mondo per la produzione di energie rinnovabili. E dopo l’idroelettrico è l’energia che proviene dal sole la protagonista tra le fonti green italiane. Il fotovoltaico, in particolare, corrisponde a un quinto del totale dell’energia green prodotta e a una quota compresa tra il 7% e l’8% del fabbisogno energetico complessivo nazionale (dati riferiti al 2019). Un po’ di storia dell’energia solare in Italia Gli anni più importanti per l’energia solare a livello nazionale sono stati finora i primi di questo secolo. Dalla metà del primo decennio, in particolare, è stata prevista e poi varata una serie di incentivi all’installazione degli impianti fotovoltaici e solari termici. Fra queste leve, che hanno effettivamente generato gli effetti sperati, ci sono i bonus economici per la produzione di energia elettrica, e poi la possibilità di immettere l’eccesso di energia prodotta nella rete di distribuzione, vendendola di fatto ad altri privati per ricavarne un profitto. Ma la riduzione dei costi di produzione ha fortemente aiutato questo comparto, al punto che negli ultimissimi anni è stata raggiunta la Grid Parity nel fotovoltaico, cioè la parità fra il costo di produzione dell’energia elettrica con i pannelli solari e il costo di acquisto dell’energia prodotta da combustibili fossili. L’accelerazione del fotovoltaico italiano si è concretizzata in particolare tra il 2005 e il 2015, portando a sopravanzare tutti gli altri paesi nelle graduatorie internazionali. Anche il numero di addetti nel settore è cresciuto fino a 100 mila, perlopiù impiegati nell’installazione, nella progettazione e nel design degli impianti. Tra il 2010 e il 2013 la potenza totale installata è passata da meno di 4mila megawatt fino a quota 17mila. E in generale, per tutto il decennio d’oro, si è mantenuta una crescita media annua del 63,7%. Una volta terminato l’effetto incentivante dei sussidi statali, la progressione del fotovoltaico italiano si è sostanzialmente interrotta, con crescite diventate più modeste, tanto da aver superato solo nel 2018 la soglia simbolica dei 20mila megawatt installati. Resta comunque vero che energia solare in Italia significa sostanzialmente solare elettrico, ossia fotovoltaico. L’altro grande filone, ossia il solare termico che sfrutta i raggi del sole per riscaldare direttamente dei fluidi (spesso l’acqua), è effettivamente presente ma non rappresenta una quota significativa. Si tratta, secondo l’ENEA, di poco più dell’1% della produzione di energia termica italiana. Dove sono le centrali fotovoltaiche in Italia La distribuzione geografica del fotovoltaico italiano non è semplice da descrivere. Se per altri tipi di fonti energetiche esiste una netta distinzione, per esempio, tra nord, centro e sud, la situazione nazionale per il solare elettrico è piuttosto sfaccettata. Le graduatorie regionali e provinciali, infatti, cambiano in modo significativo a seconda che si valuti il numero di impianti, la potenza nominale installata o la potenza effettiva raggiunta, visto che su queste statistiche incidono sia la taglia media degli impianti sia la distribuzione della radiazione solare sul territorio nazionale. E molto cambia a seconda che si valutino i dati assoluti oppure rapportati all’estensione della regione o della provincia di riferimento, nonché alla densità abitativa. Secondo i dati forniti nel giugno del 2020 dal Gestore dei servizi energetici GSE, aggiornati a fine 2019, la Lombardia ha in termini assoluti il numero maggiore di impianti, con oltre 135mila installazioni su 880 mila totali, con una quota parte del 15,4% del dato nazionale. Seguono il Veneto (circa 120mila impianti, pari al 14,1%) e l’Emilia Romagna (al 10,4%, appena sotto la soglia dei 100mila), mentre decisamente più in basso seguono Piemonte (7,0%), Lazio (6,7%), Sicilia (6,4%) e Puglia (5,8%). Tuttavia, la Puglia stessa passa dal settimo al primo posto in base alla potenza installata, perché ha una taglia media degli impianti nettamente superiore a tutte le altre regioni: in numeri, ha una media di 55,2 kilowatt per installazione, contro per esempio la Lombardia che ha appena 17,7. In base alla potenza la Puglia è prima con il 13,5% del totale, seguono la Lombardia con l’11,5%, l’Emilia Romagna con il 10,1% e il Veneto con il 9,6%, poi tra il 6% e l’8% si collocano Piemonte, Sicilia e Lazio. È interessante notare, però, che all’interno delle singole regioni non esiste uniformità. Se si scende su scala provinciale, infatti, si osservano realtà particolarmente carenti, che hanno installato appena l’uno per mille del totale nazionale, ma anche vere e proprie eccellenze come Lecce, che da sola ha il 3,4% del fotovoltaico italiano, ma anche Cuneo, con il 2,7%, e poi Viterbo e Roma con un 2,2% ciascuna. Infine emerge qualche sorpresa se si valuta la densità di energia installata, ossia si valuta la potenza per chilometro quadrato. Per esempio le Marche, piuttosto in basso nelle altre graduatorie, sono in realtà la seconda regione d’Italia, con 117 chilowatt installati per chilometro quadrato, precedute dalla Puglia a quota 145. Ma diventano addirittura prime se si calcola la potenza pro capite, con 0,721 chilowatt per abitante, a cui si associa una prevalenza netta delle regioni adriatiche del centro-sud come Puglia (0,702), Basilicata (0,659), Molise (0,575), Abruzzo (0,566) e Umbria (0,554). Le realtà locali stanno contribuendo in modo virtuoso alla transizione energetica, ciascuna grazie alle proprie eccellenze e peculiarità. In base al numero di abitanti, L’Italia settentrionale ha il 44,4% della potenza totale installata, seguita da quella meridionale con il 37,4%, e dalle regioni del centro con il 18,2. Quanta energia viene prodotta in Italia Il traguardo italiano dei 20mila megawatt di potenza fotovoltaica installata è ormai consolidato, tanto che dopo aver raggiunto quota 20.108 a fine 2018 si è saliti ancora nel 2019, arrivando a 20.865 megawatt. Dal punto di vista della produzione, nel 2013 si è toccata quota 21.589 gigawattora l’anno, arrivati nel 2017 a 24.378 e a quasi 25.000 nel 2020 secondo l’ultimo rapporto del GSE. Naturalmente la produzione è concentrata nei mesi estivi, con giugno e luglio appena sotto quota 3mila gigawattora e altri 5 mesi piazzati sopra quota 2mila: marzo, aprile, maggio, agosto e settembre. Novembre, dicembre e gennaio, insieme, non arrivano a eguagliare né giugno (che ha il primato) né luglio. Qualche altro dato statistico, curioso e rilevante Mentre diverse tecnologie e materiali (come i pannelli solari bifacciali) si stanno affacciando sul mercato e hanno dato prova di grande efficienza, permettendo un incremento della producibilità grazie all’impiego della superficie non direttamente esposta alla radiazione solare diretta, il fotovoltaico italiano è ancora quasi interamente fondato sul silicio. Complessivamente, il 72,5% dei pannelli installati sono realizzati in silicio policristallino e il 21,5% è in silicio monocristallino. Il restante 6%, invece, è costituito da film sottili o da altri materiali alternativi e più performanti. Fa eccezione la Sicilia, in cui ben l’11% della potenza installata non è né in silicio cristallino né policristallino, ma in silicio amorfo. Notevole è anche il confronto tra i pannelli installati a terra, ossia attraverso strutture di supporto fisse o inseguitori solari, direttamente a terra, e quelli installati su tetti di case, capannoni, tettoie, etc. A oggi c’è una leggera prevalenza di quelli “su tetto” - 58% contro 42% - ma con importantissime differenze su scala locale. Per esempio, Liguria, Valle d’Aosta e province di Trento e Bolzano hanno oltre il 90% di impianti non a terra, mentre in Puglia e in Basilicata sono meno del 30%, e tutto il resto poggia direttamente a terra. In generale si nota una differenza importante in base alla latitudine, con gli impianti sui tetti che tendono a diminuire in percentuale mano a mano che ci si sposta da nord verso sud. Secondo i dati raccolti da Terna, nella parte finale degli anni Dieci del secolo sono stati installati tra i 50mila e i 60mila nuovi impianti l’anno (su un totale che è arrivato a sfiorare quota 900mila). Anche la taglia media degli impianti si è evoluta: se quelli sotto i 20 kilowatt, pensati per l’autoconsumo dell’energia prodotta, sono ovviamente la quota maggioritaria, quasi un terzo della nuova potenza fotovoltaica deriva dai grandi impianti, di potenza superiore ai 5 megawatt. Ad oggi in Italia i tempi per ottenere le autorizzazioni per impianti utility scale sono elevati (1/1,5 anni) e il tasso di rilascio delle autorizzazioni è limitato, il tutto si traduce in un volume di progetti autorizzati ridotto e dunque una installazione di nuova capacità annua inferiore ai benchmark europei. Prospettive, nuovi progetti e altri tipi di energia solare Una delle novità più rilevanti che si sta affacciando sul panorama italiano è rappresentata dai sistemi di accumulo (storage), utili a raccogliere l’energia da fotovoltaico prodotta ma non immediatamente consumata. E se da un lato è certamente in corso un trend di installazione di pannelli anche su oggetti d’uso comune e dispositivi – dai mezzi di trasporto agli accessori per smartphone – sta prendendo forma anche il solare termodinamico. Grazie a specchi speciali che concentrano l’energia che arriva dal sole in un unico punto, si riesce a riscaldare il ricevitore (un tubo in cui scorre una miscela di sali fusi, chiamato collettore solare) fino a temperature di 400°C-600°C, ottenendo un’efficienza d’uso anche superiore rispetto ai pannelli classici. La regione capofila per l’Italia, almeno nella fase di avvio, è la Sicilia, ma in generale per tutta la parte meridionale del paese sono in fase di avvio progetti e sperimentazioni, sia per l’uso civile dell’energia sia per quello industriale. Strategico per il paese, secondo ENEA, è anche il già citato solare termico, in cui l’energia dei raggi può essere usata per industrie meccaniche e termoidrauliche, così come per i consumi domestici. I pannelli solari termici superano già i 4 milioni di metri quadrati di estensione (dati riferiti al 2019), in gran parte residenziali, e possono arrivare a produrre ogni anno oltre 2.500 gigawattora di energia, pari circa a un decimo della produzione solare da fotovoltaico. Tramite le agenzie spaziali, infine, l’Italia partecipa anche indirettamente a studi per catturare l’energia del sole nello spazio, da trasferire poi a terra. Si tratta però, al momento, della frontiera tecnico-scientifica: prima di poter incidere sul bilancio energetico occorrerà ancora tempo.