Dove butto il cartone della pizza? Come faccio a guidare senza cadere nella tentazione di controllare lo smartphone? C’è un modo di studiare per un esame senza arrivare al classico panico da ultimo minuto? Noi Sapiens siamo creature pigre. Una volta che sviluppiamo un’abitudine, è difficile farcela cambiare, anche quando sarebbe bene per noi. Molte nostre azioni sono frutto di routine o scelte che abbiamo magari fatto tanto tempo fa e che non mettiamo più in discussione: il percorso che facciamo ogni mattina per andare da casa a scuola, per esempio. A volte, è un modo di risparmiare tempo ma capita anche di fare degli sbagli o di non prendere in considerazione alternative altrettanto valide. In realtà, capita spesso. Per questo esistono degli accorgimenti, dei pungoli cognitivi per usare un’espressione più tecnica, che ci aiutano a fare la scelta migliore. Quando andiamo in albergo e troviamo una scritta che dice: “9 persone su 10 che dormono in questa stanza riusano gli stessi asciugamani dopo il primo giorno. Fallo anche tu”, quello è un messaggio che ci incoraggia a consumare meno acqua facendo leva sull’identificazione con il gruppo. Quando una app ci dice che abbiamo fatto più passi dei nostri amici durante la giornata, quello è un dato che rende più giocoso sviluppare un’abitudine di vita sana: fare almeno 10mila passi ogni giorno. Quando andiamo a mangiare in una mensa e il dispenser dei tovaglioli è ricavato sulla sagoma di un albero, così che per ogni tovagliolo che prendiamo sembra che l’albero si spogli del suo manto verde, quello è uno stimolo visivo che ci incoraggia a usare meno tovaglioli. C’è una parola inglese che riassume in un concetto gli esempi appena fatti: nudge. Il nudge, o spinta gentile, è uno strumento che ogni designer comportamentale può e deve usare quando vuole incoraggiare determinate azioni. Il padre di questo approccio è l’economista americano Richard Thaler, premio Nobel per l’Economia 2017 e autore, insieme a Cass Sunstein, proprio del best-seller “Nudge” (sottotitolo: La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità). Attraverso l’uso della leva comportamentale, un nudge vuole rendere più evidenti alla nostra attenzione le informazioni disponibili quando prendiamo una decisione, con l’idea di aiutarci a decidere meglio. Un aiuto per prendere decisioni migliori, anche per l’ambiente Un nudge è un incoraggiamento o, appunto, una spinta gentile: non può essere un obbligo perché ciò violerebbe la nostra libertà. Come quando in un libro sottolineiamo una frase che ci sembra importante, il designer dei comportamenti sottolinea degli elementi del contesto in cui prendiamo le nostre decisioni, per aiutarci a migliorarle. In tema di cambiamenti climatici, si tratta di un approccio utilissimo per aiutare le persone in quelle micro-azioni che possono sembrare insignificanti ma che, diffuse su una popolazione molto ampia, sono in grado di produrre impatti significativi. Architettura della scelta Si tratta di piccoli interventi di architettura della scelta che rendono più semplice compiere un’azione che per pigrizia, a volte, ci dimentichiamo di applicare anche se sappiamo che è la cosa giusta da fare. Quando sullo smartphone disponiamo le app o attiviamo le notifiche, vogliamo arredare le informazioni disponibili per trovare ciò che ci serve nel minore tempo possibile e risparmiare tempo. Un nudge arreda il contesto in cui prendiamo le decisioni, cercando di rendere più evidenti le informazioni che incoraggino l’opzione più sostenibile. Una spinta gentile, dunque, fa leva sulla psicologia per provare a farci fare delle azioni che migliorino il nostro stile di vita e ci incoraggino ad avere più attenzione per la sostenibilità.