Secondo il rapporto Comunità rinnovabili 2021 di Legambiente, in Italia sono già attive o in corso di attivazione una ventina di Comunità Energetiche Rinnovabili, distribuite su tutto il territorio nazionale, mentre altre 7 sono in progetto. Gli impianti di autoproduzione sono per lo più di taglia compresa tra i 20 e i 60 kW. Delle Comunità Energetiche fanno parte enti comunali, famiglie, imprese private, istituti pubblici, cooperative e anche aziende agricole, come nel caso della prima Comunità Energetica Agricola costituita a Ragusa con il sostegno di Enel. Per il prossimo futuro, è attesa una crescita esponenziale del numero di Comunità energetiche. Uno studio del Politecnico di Milano (Electricity Market Report) stima che entro il 2025 le energy community italiane saranno circa 40mila e coinvolgeranno circa 1,2 milioni di famiglie, 200mila uffici e 10mila PMI. In Europa, esiste una federazione delle cooperative energetiche che ne raccoglie circa 1.900 per un totale di oltre 1,2 milioni di cittadini. Il paese Ue con il maggior numero di Comunità Energetiche, secondo uno studio del Centro Comune di Ricerca dell’Unione Europea del 2020, è la Germania, con 1.750 Comunità, seguito dalla Danimarca (700) e dai Paesi Bassi (500). Esempi di Comunità Energetiche esistenti nel mondo In Gran Bretagna le Comunità Energetiche sono oltre 420. In particolare, quella delle Isole Scilly sta sperimentando anche l’energia marina. A Brooklyn, New York, i cittadini e i commercianti che partecipano alla locale Comunità Energetica possono acquistare e vendere energia rinnovabile attraverso una app. In Australia, dove oggi operano circa 100 Comunità Energetiche, la prima a nascere è stata quella di Hepburn Wind, che ha cominciato a generare energia nel 2011. In Giappone sono diffuse le enerugīkomyuniti, che sfruttano soprattutto l’energia solare.