Rispettare la storia dei popoli, custodire le memorie del passato, proteggere un patrimonio visibile e conservato nel sottosuolo. Quando si parla di tutela archeologica, si commette sovente un errore di concetto, associandola alla salvaguardia delle cose mobili e immobili. Ma l’aspetto più importante da preservare è invece il contesto, nella sua totalità. L’archeologia, del resto, non può essere circoscritta al rinvenimento di oggetti o tesori nascosti, ma va considerata come una disciplina che indaga – mediante metodologie e strumenti propri – ogni traccia lasciata sul terreno dall’attività umana. Nella tutela del patrimonio storico-archeologico e nella salvaguardia degli eventi storici, l’archeologia preventiva svolge un ruolo chiave. Noi di Enel Green Power abbiamo a cuore la ricchezza proveniente dal sottosuolo. Per questo abbiamo sviluppato un modello che ci permette di conservare il patrimonio culturale, valorizzando e comunicando eventuali ritrovamenti durante la fase di sviluppo e costruzione di un impianto. Proteggere il passato, costruire il futuro Difendere l’eredità culturale senza interferire con lo sviluppo infrastrutturale di un Paese: la sfida più ostica dei tempi moderni è quella di conciliare queste due istanze, rispettando la necessità di assicurare servizi capillari alle persone. Mentre la società si trasforma e le città diventano smart, l’archeologia preventiva ha l’obiettivo di mitigare le possibili ricadute negative di un progresso tanto accentuato, valutando, per contesti archeologici e paleontologici, il rischio rappresentato dalla realizzazione delle opere pubbliche. Questa valutazione, la cui complessità è proporzionale a quella dell’opera in progetto, non può prescindere dalla collaborazione fra tutte le parti in causa: archeologi, geologi e paleontologi devono quindi procedere in sinergia con enti territoriali, progettisti e committenti. Solo questo approccio metodologico può garantire la tutela dell’infrastruttura da realizzare, armonizzando un iter che – viceversa – sarebbe soggetto a rallentamenti e intoppi. Un quadro normativo in divenire Il panorama normativo entro cui si muove, in Italia, questa disciplina, trova fondamenta solide nella Costituzione. L’articolo 9 osserva infatti come “La Repubblica […] tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. A seguire, il Codice dei Beni Culturali, all’articolo 28, ha posto le basi per l’applicazione delle pratiche di archeologia preventiva per quanto riguarda i lavori pubblici, prevedendo la possibilità per i soprintendenti di intervenire con prescrizioni anche in assenza della dichiarazione di importante interesse e introducendo, così, il concetto di un interesse di carattere presuntivo o indiziario. Già in questa fase è stata prevista la facoltà di prescrivere indagini archeologiche per individuare, in fase di progettazione, le stratificazioni antiche a rischio di danneggiamento dalle opere. A disciplinare oggi la materia è il D.Lgs. 36/2023 del Codice dei contratti pubblici. Come stabilito dal DPCM 14 febbraio 2022, la redazione della relazione di assoggettabilità alla procedura deve essere effettuata mediante lo standard e gli applicativi del Geoportale Nazionale per l’Archeologia (GNA). La successiva Circolare della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio n.9 del 28 marzo 2024 ha inoltre esteso il conferimento dei dati al GNA a tutte le fasi della procedura di archeologia preventiva, compresi saggi, trincee e scavi in estensione, nonché l’eventuale assistenza in corso d’opera. A livello internazionale, invece, le linee guida per le norme in materia sono state tracciate nel 1992 tramite un accordo tra gli Stati membri del Consiglio d’Europa, noto come Convenzione di Malta (o Convenzione de La Valletta). Il modello Enel: una visione integrata della tutela archeologica Siamo guidati da una stella polare: l’attenzione al patrimonio storico e culturale lungo tutta la filiera. Per questo, l’archeologia preventiva aggiunge valore al nostro modo di operare. Siamo alla ricerca dell’innovazione continua: studiamo il passato cercando di applicare le migliori tecnologie di oggi, con lo scopo di anticipare la conoscenza del potenziale archeologico delle aree e di minimizzare il rischio di ritrovamenti durante la fase di costruzione. Il nostro modello di archeologia preventiva è volto alla conservazione del patrimonio culturale e si articola in 5 punti: Team archeologico specializzato: il team di archeologi interni svolge un ruolo cruciale in ogni fase del progetto, dalla progettazione alla costruzione. Oltre a eseguire attività di scavo e ricerca, si occupa di coordinare gli archeologi esterni, operando a stretto contatto con le autorità competenti e gli enti locali nei vari Paesi in cui operiamo, come Italia, Spagna, Portogallo, Colombia, Cile e Brasile. Linee guida per la gestione dell’archeologia: per assicurare un approccio sistematico e coerente, abbiamo sviluppato linee guida interne che disciplinano la gestione degli aspetti archeologici in ogni fase del progetto. Le guidelines coprono ogni fase, dallo sviluppo alla costruzione degli impianti, assicurando che ciascuna attività venga condotta nel pieno rispetto delle normative vigenti. Digitalizzazione dei dati: investiamo nella digitalizzazione dei dati relativi al potenziale archeologico delle aree in cui sono previsti nuovi impianti. Facendo ricorso a strumenti digitali avanzati possiamo raccogliere informazioni in modo più preciso, migliorando la comprensione del territorio ed effettuando un’analisi predittiva per la valutazione del rischio archeologico. Tecnologie innovative di indagine: utilizziamo tecnologie che permettono di esplorare il sottosuolo senza compromettere l’integrità del sito, facilitando così la localizzazione di eventuali reperti archeologici prima che inizino i lavori di costruzione. Induction: prima dell’inizio di ogni cantiere, ogni lavoratore riceve una formazione specifica sull’archeologia del sito, contenente informazioni sui possibili ritrovamenti e sulle procedure da seguire. Il processo di induction garantisce che l’intera squadra di lavoro sia al corrente dei protocolli di intervento e delle best practice da osservare, risultando preparata a gestire correttamente ogni situazione legata a ritrovamenti archeologici. La nostra archeologia preventiva non è limitata alla fase di progettazione, ma prosegue durante la costruzione degli impianti. In questa fase, gestiamo il monitoraggio dei cantieri per rilevare eventuali ritrovamenti. In caso di scoperta, vengono attuate le misure necessarie per garantire il rispetto delle normative e la protezione dei beni archeologici. La nostra mission è duplice: da un lato la conservazione del patrimonio culturale, assicurando la valorizzazione delle aree di interesse archeologico; dall’altro, la comunicazione dei ritrovamenti, per accrescere la consapevolezza pubblica e il valore storico-culturale delle scoperte. I casi italiani: un patrimonio da riscoprire La straordinaria ricchezza archeologica che connatura il territorio italiano ha regalato numerose opportunità per testare e perfezionare il modello di archeologia preventiva targato Enel Green Power. A Cancello ed Arnone, nel casertano, le indagini finalizzate alla costruzione di un impianto agrivoltaico hanno riportato alla luce una villa romana. Le strutture murarie emerse durante le indagini preliminari raccontano la storia di un insediamento agricolo di notevoli dimensioni, perfettamente inserito nel sistema produttivo dell’epoca. La documentazione scientifica del sito, prima della sua attenta ricopertura, ha consentito di aggiungere un tassello prezioso alla comprensione dell’organizzazione territoriale romana in Campania. Più nel dettaglio, i resti hanno identificato due livelli di frequentazione: uno che parte dall’età repubblicana e arriva all’inizio del periodo augusteo, con strutture in opera reticolata, e l’altro che coincide con la tarda età imperiale, contraddistinto da strutture in laterizio. Da Piani della Marina, a Tarquinia, giunge invece un esempio emblematico di come l’archeologia preventiva possa guidare le scelte progettuali. Qui l’applicazione di innovative tecnologie non invasive ha consentito di individuare, prima dell’avvio dei lavori, la presenza di una struttura sotterranea identificabile come una mansio o una statio romana. La scoperta di questa stazione di sosta ha condotto a una completa revisione del layout dell’impianto, dimostrando come la tutela del patrimonio archeologico si possa integrare con le esigenze di sviluppo. A Pian di Giorgio, invece, l’archeologia preventiva si è trasformata in un’enorme opportunità di valorizzazione culturale a tutto tondo. Grazie alla nostra collaborazione con la Soprintendenza, ha visto la luce un progetto che va oltre la semplice tutela: dallo scavo scientifico al restauro dei reperti, dalla musealizzazione in sito alla creazione di percorsi di fruizione pubblica, fino allo sviluppo di contenuti multimediali che consentono ai visitatori di immergersi nella storia del sito. L’esperienza di Castelvetere dimostra invece come anche ritrovamenti puntuali possano trasformarsi in occasioni di arricchimento culturale per le comunità locali. Il rinvenimento di due tombe alla cappuccina perfettamente conservate, complete di corredi funebri, ha portato a un intervento di recupero e restauro finalizzato alla musealizzazione nell’Antiquarium comunale. I casi nel mondo: un impegno globale Il nostro impegno nella tutela archeologica si estende ben oltre i confini nazionali - abbracciando l’orizzonte sconfinato dei paesi in cui operiamo – adattandosi alle specificità locali e alle diverse tipologie di patrimonio culturale. In Cile, i progetti di Campos del Sol e Sierra Gorda hanno portato alla luce significative testimonianze delle culture preispaniche attraverso il recupero di manufatti litici. Ad Azabache, invece, la creazione di un museo all’interno dell’area dell’impianto testimonia come la produzione di energia rinnovabile possa coesistere con la valorizzazione del patrimonio culturale. Anche la Colombia offre fulgidi esempi di come l’archeologia preventiva possa trasformarsi in un’opportunità per coinvolgere la comunità. A Fundacion e Guayepo, il ritrovamento di aree insediative e funerarie ha permesso di sviluppare iniziative di divulgazione come il “Museo por un día”, che ha portato l’archeologia direttamente alle comunità locali e ai dipendenti EGP. Il Brasile ha invece offerto l’opportunità di coniugare tutela archeologica e recupero delle tradizioni artigianali locali. A Lagoa dos Ventos, dove sorge il più grande parco eolico dell’America del Sud, il progetto ha incluso non solo la preservazione di siti archeologici come l’antica conceria, ma anche il recupero e la diffusione di pratiche artigianali. Il restauro della chiesa locale e la creazione di un centro culturale hanno contribuito a trasformare il progetto in un catalizzatore di rinascita didattica. Tornando nel Vecchio Continente, in Spagna il complesso di Brovales ha incarnato un caso unico di integrazione tra sviluppo industriale e tutela del patrimonio archeologico. I cinque impianti fotovoltaici hanno rivelato un mosaico di testimonianze storiche: dagli insediamenti dell’Età del rame, che dimostrano come la zona fosse abitata già 4.000 anni fa, alle necropoli romane di 2.000 anni fa. Ad Encina al Sol, durante le attività di sorveglianza archeologica in fase di costruzione dell'impianto, sono stati ritrovati e recuperati quasi 1.000 reperti litici relativi ad un insediamento del Paleolitico medio-superiore, che hanno aiutato a migliorare in maniera significativa la conoscenza della storia della regione. Ad Alfajarín Solar, infine, il rinvenimento di trincee della guerra civile evidenzia come l’archeologia preventiva si estenda anche alla tutela della memoria storica più recente. Questa multiforme rete di esperienze internazionali dimostra come il nostro modello di archeologia preventiva non sia solo uno strumento di tutela, ma si imponga come un paradigma di sviluppo sostenibile, capace di integrare la produzione di energia rinnovabile con la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale mondiale.